Intervista a Federica Bosco

 

a cura di Alessia S. Lorenzi

 

 

(Inserita nel numero 5 della rivista letteraria mensile Clinamen) 

 

 

 

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Federica Bosco, è una delle scrittrici contemporanee più amate, scrittrice da un milione di copie vendute, sceneggiatrice, dal suo libro  Pazze di me è tratto il film omonimo  per la regia di Fausto Brizzi, è in libreria con Il nostro momento imperfetto.

In questo romanzo entra nei panni di  un nuovo personaggio femminile e ci racconta come talvolta  sia difficile accettare la felicità che arriva subito dopo una delusione, una grande delusione.

La protagonista è Alessandra, una donna che ha superato i quarant’anni, che vive una vita apparentemente tranquilla, si sente realizzata, ha un lavoro come docente all’Università, una relazione che va avanti da quattro anni. Tutto sembra andare bene. Fino a quando qualcosa cambierà la sua vita. Quel “qualcosa” farà vacillare le sue sicurezze e si ritroverà a fare i conti con la vita che riesce sempre a scombinare le carte, a mandare tutto a monte, costringendola a guardarsi dentro e a ripartire dal punto di rottura. Ma la vita, se è vero che scombina tutti i nostri progetti, dà anche l’opportunità di ripartire alla grande di approfittare di nuove possibilità e ricominciare, perché c’è sempre un motivo per ricominciare.

Tornare ad avere fiducia negli altri e, soprattutto, in se stessi, dopo un’infedeltà, è una delle cose più difficili. La protagonista, dopo vari conflitti interiori,  riuscirà a comprendere che anche un momento imperfetto può nascondere magici momenti di felicità.

Federica, in questo libro, con la grande sensibilità che la contraddistingue, riesce a entrare  nelle pieghe più nascoste dell’anima e a  raccontarne i sentimenti più profondi e nascosti.

 

Nel suo ultimo romanzo, “Il nostro momento imperfetto”, lei racconta la storia di Alessandra, una storia bella, fatta di amore, di imprevisti e di momenti che cambiano la vita. E poi c’è Lorenzo che è un po’ l’opposto di Alessandra, un ottimista, un sognatore che sembra non arrendersi di fronte alle difficoltà.  Sicuramente due personaggi molto belli e nello stesso tempo fragili. Lei è più vicina a Lorenzo, come carattere, o è più simile ad Alessandra?

 

A dire la verità non mi rispecchio particolarmente in nessuno dei due, mi piaceva raccontare una storia di speranza e amore nonostante tutto, le delusioni, la paura, il dolore e l’età. Alessandra e Lorenzo sono due personaggi diversissimi fra loro, lei così pragmatica, e lineare, affidabile e fiduciosa viene tradita dal suo compagno totalmente insospettabile a pochi mesi dal matrimonio, lui così sognatore e pieno di fantasia che crede nell’amore e nella famiglia, ma subisce una separazione dolorosissima che gli porta via tutto. Ricominciare per tutti e due è una sfida in un momento in cui l’amore appare più come un ostacolo in un momento imperfetto, ma che, se colto, può davvero spalancare una finestra sulla felicità. Certo ci vuole coraggio.

 

La vita sicuramente ha le sue difficoltà, i suoi ostacoli, i suoi alti e bassi, eppure si deve sempre trovare la forza di andare avanti per noi, ma soprattutto per chi ci vuole bene. Leggendo il libro sembra di intravedere un suo suggerimento quasi al lettore, quello di darsi una seconda possibilità, di non scoraggiarsi. È così?

 

Esatto. Credo molto nelle seconde chance, e anche nelle terze. Banalmente finché siamo qui ogni giorno può essere il giorno giusto, quello in cui succede qualcosa che ti fa ricominciare a sperare, che ti dà la forza di tirare su la testa nonostante tutto. E anche in amore non c’è un’età di arrivo dopo la quale occorre rassegnarsi. Il cuore è sempre pronto a mettersi in gioco, più della mente.

 

Qual è, secondo lei, la frase più bella di “Il nostro momento imperfetto”.

 

Mi piace molto quella del finale:

 “La percezione della realtà come la viviamo è del tutto illusoria. L’universo, e tutto ciò che ci circonda, è una sorta di miraggio. Un immenso ologramma di cui facciamo parte, dove percepiamo la realtà come solida, ma il nostro corpo e tutti gli oggetti che ci circondano, sono di fatto un insieme di onde e vibrazioni che si respingono impedendosi di passare attraverso. Ci respingiamo solo perché è l’unico modo che abbiamo per stare uniti, questo ci insegna la fisica. E alla fine l’avevo imparato”.

 

Qualche scrittori si emoziona rileggendo i suoi libri. A lei capita mai di rileggere i suoi libri? Se sì, quale dei suoi libri la emozionerebbe di più?

 

Confesso che non ho mai riletto niente di mio, già il tempo è talmente poco e preferisco leggere cose di altri.  Sicuramente però la mia storia che più mi ha emozionata e che ho amato scrivere è stata la Trilogia dell’angelo. Là mi sono veramente sentita trasportare altrove è stata un’esperienza quasi mistica, ne conservo un ricordo bellissimo.

 

Quando ha capito che “scrivere” sarebbe stato il suo lavoro?

 

Dopo aver pubblicato i primi due romanzi ho capito che quella era la mia missione e non ho più smesso. Avevo comunque più di trent’anni e i piedi ben piantati per terra. Appartengo a una generazione dove la disciplina e la gavetta sono la base di ogni impegno, ho capito quindi di avere una grande responsabilità nei confronti dei lettori e ho sempre lavorato di conseguenza. Come si dice, i sogni li fai a letto, poi ti alzi e li realizzi.

 

Un’ultima domanda: Se dovesse scegliere un libro da regalare, a parte i suoi libri ovviamente, quale libro sceglierebbe?

 

Amo moltissimo Miriam Toews è di una bravura straordinaria, qualunque suo romanzo è un dono.

 

(Intervista a cura di Alessia S. Lorenzi)

 

 

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