Vi spiego come essere felici (o almeno ci provo)

No, aspettate... non voglio dire di avere la ricetta perfetta: anche a me a volte non è che venga tanto bene questa “Felicità”. A volte è troppa, altre, troppo poca.  A volte ne avanza tanta e allora cerco di conservarla per i momenti in cui ce n’è poca. - Come fai? - mi direte. Col tempo si impara a conservarla nel cuore e ad attingere lì, quando se ne sente necessità.

Come stavo dicendo, nemmeno a me viene tanto bene. Non riesco mai a trovare le dosi giuste, ma  a furia di sbagliare, sto cominciando a imparare. La prima cosa che dovete sempre ricordare è che l’etichetta della felicità non è attaccata sugli oggetti insieme al cartellino del prezzo. La felicità è una cosa che dobbiamo trovare dentro noi, altrimenti non saremo mai felici. Mai. A volte trovarla in noi  richiede un lungo percorso. Ma non dovete scoraggiarvi. Bisogna provare, provare, provare e poi provare ancora: son sicura che la troverete, perché è lì che sta, all’interno del vostro cuore.

Prima regola: non aspettatevi mai troppo da una situazione, da una persona, da voi stessi: questa è una delle prime cause dell’infelicità. Avere molte aspettative, genera ansie e insoddisfazione, qualora le cose non andassero come avevamo previsto.

Seconda regola: concedetevi un po’ di tempo per voi. Almeno un’ora al giorno per fare qualcosa che vi fa sentire bene. Se ancora non lo sapete, scopritelo giorno per giorno. Cercate di capire  quali sono  i vostri punti di forza: vi daranno energia e nuova voglia di vivere.

Terza regola: liberatevi di tutto ciò che vi oscura l’animo, tutto ciò che vi crea malessere. Che sia un lavoro, un conoscente invadente, un luogo, un vicino di casa, il salumiere o la comitiva che frequentate. Non fraintendetemi: liberatevi sta per “evitate di frequentare”... non vorrei che qualcuno interpretasse alla lettera le mie parole.

A questo punto vi sento già bisbigliare: - Come fai a liberarti di un lavoro, se è l’unico che hai e serve per mandare avanti la famiglia?- Bella domanda! Ovviamente non posso dare una risposta che valga per tutti, l’unica cosa che vi posso dire è che una delle cause principali dell’infelicità, purtroppo, è proprio un lavoro che non piace. Lavorare solo ed esclusivamente per lo stipendio, pare renda infelici. Allora che fare in questi casi? Certo è che se il lavoro non piace, le sensazioni sono forti: “rabbia, frustrazione, rassegnazione, irritabilità, infelicità”. Il peso di un lavoro non appagante fa sembrare ogni giorno uguale agli altri. Sembra di vivere una vita che non è la nostra o, quantomeno, non quella che vorremmo.

Allora in situazioni del genere, o si cerca di cambiare il modo di approcciarsi al lavoro, creando piacevoli parentesi che possano rendere meno “monotona” la giornata lavorativa,  ad esempio stabilire un orario per un pausa caffè e permettersi una sana chiacchierata, oppure  si considera lo stesso come temporaneo e non si smette di cercare il lavoro giusto, quello che sogniamo, ma bisogna essere pronti a non mollare mai. I nostri antenati erano pronti a sacrificare tutto per inseguire il proprio sogno, non si sono accontentati.

Ricordiamo sempre che il lavoro che piace è una conquista, un qualcosa che dobbiamo “avere il coraggio” di meritarci.

Mi sono soffermata troppo sul lavoro, perché è un argomento particolarmente delicato,ma i consigli continuano.

Quarta regola:

Date uno scopo alla vostra vita. Altrimenti sarà solo tempo che passa. Perché non conta quanto lunga sia la tua vita, ma conta quanta qualità le hai dato. Alcuni studiosi, addirittura, dicono che dare un significato alla propria vita contribuisca ad allungarla. E allora che aspettiamo? Facciamo in modo di svegliarci al mattino con un progetto, un obiettivo una “meta da raggiungere” insomma. Non facciamo che la vita ci scorra addosso: diamole qualità!

Quinta regola:

Esercizio, esercizio e esercizio, fisico, naturalmente. Pare che allenarsi regolarmente porti a miglioramenti dell’umore. Questo miglioramento rimane anche quando non ci si allena. Quindi, mi pare ovvio che dobbiamo darci una mossa e cominciare con l’attività fisica senza indugi.

Sesta regola:

Circondarsi di persone felici, gioiose che sanno trasmetterci positività. Una persona felice riesce a contagiare di “felicità” gli altri. Addirittura i “soliti studiosi” hanno scoperto che quando una persona è felice, l'effetto può estendersi per tre gradi, fino a contagiare gli amici degli amici.

Ora, detto ciò,  sicuramente sappiamo, tra le nostre conoscenze, le persone che dobbiamo “allontanare” perché ci caricano di negatività e tristezza e le persone che dobbiamo tenerci strette. (Devo ricordarmi di farlo anch’io...)

Settima regola:

Evitiamo di arrabbiarci. Le arrabbiature sono micidiali per la nostra salute e di conseguenza per il nostro umore. Pensiamo per prima cosa al rischio di infarto che aumenta di cinque volte, e al rischio di avere un ictus che aumenta di tre volte rispetto a una persona calma. Ovvio che più ti arrabbi e più rischi. Allora non avete scelta voi dall’arrabbiatura facile: mantenete la calma e contate fino a 999999999 prima di far saltare i nervi....e anche di più se necessario. In caso di nervi particolarmente tesi, beh, che dirvi, mettete le mani in acqua fredda, meglio mani fredde che cervello in bollore  e, sono convinta che, mentre state per tuffarle in acqua fredda vi verrà una gran voglia di ridere.

Ottava regola:

Quest’ultima (per il momento) regola vi stupirà, ne sono convinta. Aiutare gli altri! Non vi sembra possibile eh?

Eppure è così: pare che aiutare gli altri ci trasmetta positività e buonumore. Da uno studio (gli studiosi non si stancano mai di studiarci) è emerso che chi fa volontariato ha meno possibilità di cadere in depressione, gode di maggiore benessere  e riduce addirittura il rischio di morte del 20 per cento.

Allora diamoci da fare, cerchiamo un’ associazione di volontariato e “aiutiamo gli altri aiutandoci.”

 

(© Alessia S. Lorenzi - Riproduzione riservata)

 

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