Jim Morrison:  mito, leggenda o cosa? di Alessia S. Lorenzi

 

 

 

(Le più belle frasi di Jim Morrison )

 

 

Chi era Jim Morrison:  un mito, una  leggenda, un grande poeta o cosa?

Certo è che  su di lui se ne sono dette di tutti i colori. Per alcuni è un mito indiscusso, per altri è un bluff, per altri ancora è una leggenda, e per qualcun altro si è solo trovato nella band giusta in un periodo in cui i giovani erano pronti a quel tipo di esibizione, periodo di contestazione, di esaltazione della sregolatezza e  del  “bello e dannato”.

Così accade che di tanto in tanto qualcuno metta in dubbio il valore artistico di James Douglas Morrison, o semplicemente Jim, come lo chiamavano i suoi fan.

Nonostante sia considerato dal mondo, capo carismatico dei Doors, poeta maledetto e cantante dalla personalità magnetica, spunta sempre qualcuno che lo accusa di essere  superficiale, banale e anche ubriacone oltre che drogato.

Ma i suoi fan, ovviamente non ci stanno e continuano a considerarlo un’icona del rock oltre che grande poeta.

Ma chi era Jim? Perché fa ancora tanto parlare di sé, nonostante siano trascorsi quarantaquattro anni dalla sua morte? Era un genio o soltanto un esibizionista?

Sicuramente un personaggio  trasgressivo e “incontrollabile” potremmo dire, per cercare di definire la sua eccentricità, il suo esagerato esibizionismo durante i concerti che finivano spesso per degenerare. Per questo motivo si guadagnò la fama di provocatore, di ribelle, di sobillatore di folle. Quando saliva sul palcoscenico non aveva remore, faceva qualsiasi cosa gli venisse in mente: si presentava spesso ubriaco o dopo aver assunto droghe, chiamava persone tra il pubblico invitandole a salire sul palco, provocava gli addetti alla sicurezza, si stendeva per terra, si tuffava tra gli spettatori. E poi simulava amplessi sessuali e finiva quasi sempre per spogliarsi. Qualcuno ha detto  che le sue esibizioni non facevano altro che “oscurare” la bravura degli altri componenti della band.  Certo è che fu un precursore della rivoluzione culturale del ‘68.

Lui, profeta della libertà, ha certamente pagato un prezzo molto alto per i suoi eccessi. Insieme al  chitarrista Jimi Hendrix e a Janis Joplin, è caduto nella cosiddetta "maledizione dell’iniziale J":  tutti e tre i musicisti muoiono a soli  27 anni e in circostanze misteriose o, comunque, mai chiarite del tutto.

 

 

Certo che il piccolo Jim non ebbe una vita facile. Risentì  dei continui spostamenti della sua famiglia a causa del lavoro del padre, ammiraglio della Marina degli Stati Uniti d'America. Il fatto di essere costretto a cambiare spesso scuola e amicizie, di essere, quindi, condannato all'instabilità,  influì notevolmente sulla sua formazione.

Dopo vari trasferimenti, nel 1955  Morrison si trova a San Francisco, e inizia l'ottavo anno di scuola, e due anni dopo arriverà a essere uno studente modello, tanto da meritarsi alcune menzioni d'onore.

Ma la sua ribellione era dietro l’angolo e coincide con l’inizio della frequentazione della libreria del poeta beat Lawrence Ferlinghetti, che dal 1958 in poi  diventerà sempre più assidua. Comincerà a frequentare anche altri  locali poco raccomandabili di San Francisco.

Ma era solo questo Jim?

No, io credo proprio di no e il fatto che sia ancora uno dei personaggi più amati della musica rock, ne è la prova.

Il Re Lucertola, come si autodefiniva, icona sessuale evocante Dioniso, divinità senza regole,  è stato anche e soprattutto un poeta, con due raccolte di componimenti ancora oggi lette e apprezzate dai suoi fan, ma anche da una critica non prevenuta nei suoi confronti.

Brani ormai storici del rock sono legati al suo nome, come "The End", "Break on Through (To the Other Side)", "People are strange", "L.A. Woman”, "Light My Fire", "When the music's over", "Waiting for the sun". Qualche anno fa  è stato inserito al quarantasettesimo posto in una classifica dei migliori cantanti di sempre.   (Le più belle frasi di Jim)

Jim  e “The Doors of  Perception”

 

Morrison amava molto leggere. Leggeva qualsiasi cosa ma soprattutto amava i testi filosofici e poetici.

Diversi sono gli autori che hanno influito sulla sua formazione, da William Blake ad Arthur Rimbaud passando per Nietzsche e poi Goethe e Jack Kerouac.

Sicuramente il primo suo modello è stato Blake. Un personaggio molto simile a lui. Uno che sfidava ogni convenzione ed è proprio da lui che Jim prende spunto per il nome del suo gruppo. “The Doors of  Perception” ovvero “Le porte della percezione”, del 1954. Lo colpisce una frase del libro di Blake: “Se le porte della percezione fossero purificate, ogni cosa apparirebbe all'uomo come realmente è, infinita. Per l’uomo queste porte saranno sempre chiuse, finché egli continuerà a vedere tutte le cose attraverso le strette fessure della caverna in cui vive”.

Fondò  il gruppo che, secondo il suo pensiero, avrebbe dovuto rendere visibili e chiare le porte della percezione. - “C’è il reale e c’è l’ignoto e c’è una porta che li separa: io voglio essere quella porta”- dichiarò Morrison. E per moltissimi giovani, lui fu proprio quella “Porta”.

Sicuramente rivoluzionò un sistema: dall’ascolto semplice e disinteressato, portò i giovani ad ascoltare in maniera diversa avvicinandoli al mondo della cultura letteraria e filosofica. Questo è certamente un suo grande merito.

Alcuni storcono il naso quando si paragona Morrison a personaggi che hanno segnato la storia della letteratura e della filosofia mondiale, ma se analizziamo la sua poetica e le sue idee, scopriremo che non era semplicemente un esibizionista, un prepotente o   un poco di buono, ma troveremo una personalità sensibile, forse eccessivamente sensibile. Dai suoi scritti emerge una grande delusione nei confronti della società.

Morrison con le sue esibizioni, col suo essere trasgressivo e ribelle, urla la propria disperazione.

E nei suoi concerti non fa altro che creare quella famosa “Porta”, un luogo cioè, senza tempo, in cui tutto ciò che della società lo aveva deluso, scompare magicamente.

Un altro autore da cui Morrison trae ispirazione, è senza dubbio Rimbaud. Anche lui ha vissuto una vita, per certi versi, molto simile a quella di Jim. Entrambi si ribellano a un sistema che non condividono.

Wallace Fowlie nel suo libro “Rimbaud e Jim Morrison: il poeta come ribelle”, cerca di mettere in evidenza la “somiglianza” tra i due poeti. Lui sostiene che per  tanti giovani dell’epoca assistere a un  concerto dei Doors, significava vivere un momento, creato da Jim, che oltrepassava la vita normale per andare oltre; un momento donato da un dio a tutti coloro che erano “tristi, depressi o insoddisfatti”. Fu fino alla fine interprete della denuncia più esplicita della condizione umana, un trasgredire, non per il solo gusto di sovvertire le regole o andare controcorrente, il suo era un messaggio di trasgressione per conoscere, purificarsi, attraversare quella famosa porta dove tutto il male veniva annullato.

Dai suoi scritti appare chiaro che egli è alla continua ricerca del proprio essere, per giungere a una metamorfosi: come Rimbaud anche Morrison cercò per tutta la vita di diventare qualcun altro.

Ma c'è da scommettere  che per tutti i suoi fan resterà semplicemente Jim.  

 

 

(Le più belle frasi di Jim)

 

 

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